domingo, 31 de marzo de 2013

Pinna Nobilis








Pinna nobilis





Nacra

Nacra en el estrecho de Messina
Clasificación científica
Reino: Animalia
Filo: Mollusca
Clase: Bivalvia
Subclase: Pteriomorphia
Orden: Pterioida
Familia: Pinnidae
Género: Pinna
Especie: P. nobilis
Nombre binomial
Pinna nobilis
Linnaeus, 1758
Sinonimia


Pinna gigas Chemnitz


La nacra (Pinna nobilis) es una especie de molusco bivalvo del familia Pinnidae endémico del mar Mediterráneo. Puede alcanzar un metro de longitud y vivir hasta los 20 años. Su inserción en el lecho marino es vertical, suele habitar en los prados de posidonia y suele tener un color oscuro.

Posee un penacho piloso denominado biso con el cual se pueden confeccionar tejidos similares a la seda ("seda de mar").

Especie amenazada en la actualidad, anteriormente existía una gran cantidad de estos individuos, ahora amenazados por la pesca, la contaminación, la desaparición de las praderas de posidonia y los daños producidos por el arrastre de anclas.Pinna Nobilis




Wikipedia http://es.wikipedia.org/wiki/Pinna_nobilis





















“Dal buio alla luce. Il bisso marino e Chiara Vigo”, corredato da un emozionante reportage fotografico nato da una collaborazione italo-argentina, con testi tradotti da un canadese e scritti da una giornalista che per due anni ha indagato sul mistero delle donne acqua, le uniche che un tempo potevano lavorarlo. Perché il bisso non si vende e non si compra. Si può solo donare o ricevere. E l’unica persona al mondo ancora in grado di tesserlo è Chiara Vigo, 57 anni, sarda che vive sull’isola di Sant’Antioco.

Per la prima volta al mondo una tradizone orale che si tramanda da 23 generazioni diventa una testimonianza scritta. Una storia unica, quella dell’ultimo Maestro di bisso Chiara Vigo: con il filamento della Pinna Nobilis, il più grande mollusco del Mediterraneo, si vestivano sacerdoti e re fin dall’antichità, come racconta la Bibbia, e proprio di bisso dovrebbe essere il Volto Santo di Manoppello, assimilabile alla Sindone.
“Dal buio ala luce. Il bisso marino e Chiara Vigo” è uno dei primi ebook illustrati concepiti proprio per l’editoria elettronica. Una biografia artistica in chiave molto divulgativa, tanto da sembrare un racconto fiabesco. Invece è la storia di un passato che miracolosamente è rimasto intatto.
Edito da Cartabianca, scritto da Susanna Lavazza, con foto di Nelly Dietzel e Roberto Rossi e traduzioni di Mark Andrew Grace, l’ebook sarà disponibile sulle piattaforme Apple e Amazon e presto sul sitowww.chiaravigo.com.
In vendita presso:
http://www.bookrepublic.it/book/9788888805016-dal-buio-alla-luce-il-bisso-marino-e-chiara-vigo/




http://www.bol.it/ebook-italiani/Dal-buio-luce-bisso-marino/Susanna-Lavazza/ea978888880501/











Il Bisso


Pubblicato da Roberto


Il Bisso ha una storia che si perde nella notte dei tempi. La Bibbia ne parla come tessuto del Re Salomone, della Regina Ecuba, così come pure Aristotele ne racconta… ma Io invece posso dire che ha fatto parte della mia vita e ne farà parte finchè vivrà e terrà fede al giuramento dell’acqua che lo accompagna.: Il passaggio e le consegne delle leggi della Maestria Avvengono attraverso un giuramento che ne vieta l’Utilizzo per arricchimento personale: Il Bisso È e deve rimanere Bene di Tutti come il mare.

Ponente, Levante, Maestro e Grecale
Prendete La mia anima e
Buttatela nel fondale
Che sia la Mia Vita
Per Essere, Pregare e Tessere
Per Ogni Gente
Che da me và e da me viene
Senza Tempo.Senza nome, Senza Colore, Senza Confini,
Senza denaro
In nome del Leone dell’Anima Mia e
Dello Spirito Eterno
Così Sarà.

Il Bisso è una fibra di origine animale di particolare pregio: Viene prodotta da un grande mollusco Bivalve presente nei fondali del mar mediterraneo: Il suo colore ambrato e scuro si modifica se viene esposto alla luce dove per effetto dei raggi del sole diventa oro. Mentre ai tempi di mia nonna, i pescatori pescavano le pinne e si aveva la possibilità di avere a disposizione grandi quantità di filato di lunghezza apprezzabile, utile a poter eseguire tessuti interamente lavorati per ordito e trama di Bisso: Il Bioccolo di seta, veniva estratto con uno strappo e fatto essiccare all’ombra in modo da poter eseguire una cardatura con cardi di ferro grossi e poter dopo la dissalatura della fibra, filarlo e ritorcelo con l’utilizzo di fusi pesanti e cannocchie dove la fibra veniva avvolta in quantità pari a 300 gr. Per volta per poter ottenere matasse di filato che fossero utili a stendere orditi lunghi fino a 17 mt. di lunghezza che servivano a costituire il letto dei fili che permetteva con trame diverse la Tessitura di teli di orbace utili a creare abiti di pregio inestimabile riservati a Papi e Regine o Capi di Stato. Naturalmente visto che Io desideravo,cercai di mantenere l’equilibrio tra mare e terra e di mantenere in vita sia la memoria storica del tessuto che Il rispetto per la natura. Dopo aver giurato a mia nonna e al mare che avrei continuato a conservare per tutti questa arte mi sono preoccupata per anni di studiare l’eco-sistema della mia Isola in maniera da scoprire che in particolari periodi dell’anno Il fango dei fondali della Laguna diventa morbido per le particolari condizioni climatiche e quindi è possibile estrarre l’animale senza fargli male ed è anche possibile tagliare la seta e rimettere a dimora l’animale senza danneggiarlo ottenendo in regalo dal mare quanto indispensabile a produrre tessuti di pregio inestimabile destinati al piacere di tutti ma riservati alla sola conservazione storica di questa arte: È stato infatti necessario modificare totalmente la lavorazione e la filatura della fibra. E’ anche ovvio che la lavorazione per la sua complessità e anti-economica ed è quindi impensabile vedere la possibilità di poter usare questo tessuto per un’eventuale commercio sia pure di alto livello. Ma del resto non è mai stato il mio intento, visto che ho preferito seguire le leggi della Maestria che impongono la sola conservazione di questo bene a favore di tutti: Nel Giuramento dell’acqua è chiaramente espressa la volontà di mantenimento di un’arte come bene dell’umanità e non come proprio consumo personale. Si può anche parlare in senso tecnico di cosa è necessario fare per trattare la fibra, ma e ovvio che non si può tradurre in parole un patrimonio gestuale così antico. Vi dirà quindi cercando di essere, chiara quali sono le operazioni alle quali la fibra viene sottoposta, ma chi volesse cimentarsi in tali fatiche,dovrà frequentare per anni, la bottega di un maestro per cogliere gesti e movimenti e poter i imitare.
Si può raggiungere in un anno una raccolta di seta di circa 600 gr. in un banco di pinne di età adulta di circa sette anni.
La seta và dissalata per un periodo di 25 gg.
Avendo cura di cambiare ripetutamente l’acqua dolce fino alla completa dissalatura.
La fibra viene posta ad asciugare all’ombra fino a quando è perfettamente asciutta.
Viene immersa in un bagno composto da vari elementi naturali che la rendono elastica e pronta alla lavorazione. Dopo questo trattamento si presenta lucida, e di un bel colore ambrato.
La fibra viene fatta asciugare in posto ventilato e ombroso perchè non si disidrati troppo.
Per la cardatura, viene utilizzato un cardo a spilli molto piccolo , utile a separare le fibre dalle eventuali minuscole alghe ancora presenti.


Per la filatura è invece indispensabile usare un piccolo fuso con la testa di diametro non superiore a cm3,5 e con una bacchetta non più lunga di 20cm.
La filatura è molto complessa visto che si devono concatenare fibre non più lunghe di 2 o massimo 3cm. Viene eseguita molto velocemente e per torsione con l’uso delle sole mani senza nessun ausilio per tenere la fibra e il risultato è eccellente sia per tenuta che per morbidezza.
La fibra così ottenuta è utile a esecuzioni di particolare pregio e può essere utilizzata in diverse metodologie di lavorazione: La tessitura di tessuti eseguiti con le unghie è ancora in auge nella mia stanza e può essere fruibile dal pubblico: Essa viene eseguita su orditi di lino e la battitura può avvenire solo con l’utilizzo di pettini di canna.
Abbiamo avuto il piacere di incontrarci in questo piccolo accesso alla mia vita di maestro di Bisso ma e ovvio che nulla può dare un così piccolo scrivere, per conoscere apprezzare e amare bisogna entrare nel mondo magico della Bottega dove l’arte vive senza la paura di essere venduta e dove l’incontro con chi la ama e la difende diventa… un momento da vivere che non può essere descritto neanche da un maestro.
Chiara Vigo








Bisso
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Il bisso è una fibra tessile di origine animale, una sorta di seta naturale marina ottenuta dai filamenti che secernono alcuni molluschi (Pinna nobilis) la cui lavorazione era sviluppata nell'areamediterranea[1].
Filamenti di bisso escono dal mollusco


Indice [nascondi]
1 Storia
2 Oggi
3 Note
4 Voci correlate
5 Altri progetti
6 Collegamenti esterni
Storia
Dal bisso si ricavavano pregiatissimi e costosi tessuti con i quali si confezionavano, nell'antichità, gli abiti dei personaggi importanti. Il più antico manufatto in bisso (distrutto durante un bombardamento nella seconda guerra mondiale) risale al IV secolo, venne alla luce nel 1912 in una tomba femminile ad Aquincum (oggi Budapest). L'oggetto più antico realizzato in bisso marino oggi è una cuffia lavorata a maglia rinvenuta nel 1978 in una campagna di scavi archeologici presso la basilica di Saint Denis a Parigi, la datazione stratigrafica la pone nel XIV secolo.[2]Oggi
Oggi la Pinna nobilis, mollusco di grosse proporzioni che può arrivare a un metro di lunghezza, è considerata a rischio estinzione, a causa della pesca indiscriminata, dell'inquinamento e della diminuzione delle aree dove cresce. La produzione di vero bisso è quindi praticamente inesistente. Il bisso inoltre aveva spiccate proprietà terapeutiche ben conosciute dai pescatori in quanto grazie alla sua potente proprietà emostatica era usato per la medicazione delle ferite che i pescatori frequentemente si procuravano con gli arnesi da pesca.
Attualmente il termine "bisso" indica tessuti pregiati, molto leggeri e trasparenti, ad armatura tela, in cotone o lino, adatti al ricamo.












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Presentazione della mostra
Bisso marino, fili d'oro dal fondo del mare

"Bisso marino", tessuto dorato raccolto dal mare, oggetto di innumerevoli miti e leggende. Tanto che perfino Jules Verne, uno dei padri della moderna fantascienza, deve esserne stato particolarmente colpito, se in "Ventimila leghe sotto i mari" fa pronunciare al suo capitano Nemo le seguenti parole: "Gli abiti che lei indossa sono tessuti di filo di bisso di certe conchiglie e poi tinte in antica porpora [...]. Una volta, se ne facevano belle stoffe, calze, guanti, essendo questi filamenti nel tempo stesso morbidi e calorosi".

Il bisso marino è una sostanza prodotta da una conchiglia, la nacchera (Pinna nobilis), la più grande conchiglia del Mediterraneo. Si tratta di un ciuffo di lunghi filamenti simili alla seta con i quali l'animale si ancora al fondale e che un tempo venivano raccolti insieme alla conchiglia per produrre la "seta di mare". La produzione del bisso marino era laboriosa e richiedeva molte tappe di lavorazione. Dopo la raccolta il bisso grezzo doveva essere pulito e pettinato più volte, messo in ammollo in succo di limone e infine filato a mano. La lavorazione più diffusa era quella a maglia per realizzare indumenti come scialli, guanti, cappelli, ghette, cravatte ecc. Ma i fili venivano anche tessuti, intessuti o ricamati su stoffe oppure lavorati in modo particolare per formare una sorta di pelliccia. Inoltre non solo il bisso, ma anche la conchiglia intera era utilizzata: la carne come cibo, le perle come decorazione, la madreperla per bottoni e per lavori di intarsio, il guscio per vasi, paralumi o come souvenir e i ciuffi di bisso come rimedio nella medicina popolare. I centri più importanti della raccolta e della lavorazione del bisso si trovavano nell'Italia meridionale, soprattutto in Sardegna e nelle Puglie.

Questi manufatti avevano degli splendidi riflessi dorati e fin dall'antichità erano quindi molto ricercati soprattutto dalla nobiltà e dall'alto clero. Nel XIX secolo i prodotti in bisso non potevano mancare alle più prestigiose esposizioni commerciali - come le esposizioni universali di Parigi, di Londra di Vienna - dove venivano venditi a prezzi elevatissimi e dove un tessuto in bisso marino poteva costare 100 volte tanto quanto un tessuto in lana. Per ottenere 1 kg di bisso grezzo e produrre così 200-300 grammi di seta di bisso marino, occorrono infatti fino a 1'000 conchiglie: è quindi facile capire perché questo materiale sia sempre rimasto un prodotto di lusso. La produzione è andata definitivamente scemando all'inizio del 20° secolo. Un po' per la raccolta difficoltosa, il ricavato scarso e il processo di lavorazione lungo e impegnativo, un po' per la concorrenza della seta (che poteva venir prodotta in grandi quantità a partire dall'allevamento dei bachi), un po' per l'avvento dei nuovi materiali sintetici, in particolare il nylon, dopo la Seconda guerra mondiale quasi nessuno parla più di bisso marino.

Datare e localizzare la produzione del bisso marino è quasi impossibile, anche perché nell'antichità con il termine "bisso" si indicavano tessuti pregiati diversi (seta, cotone, lino), ma con certezza la produzione avveniva già almeno in epoca romana. Tuttavia, nonostante la cospicua produzione manifatturiera del passato, solo pochissimi oggetti sono sopravvissuti fino ai giorni nostri, tanto che se ne contano meno di un centinaio sparsi nelle collezioni di tutto il mondo. Il più antico è un cappuccio lavorato a maglia del XIV secolo, ritrovato durante degli scavi archeologici presso la basilica di Saint-Denis, vicino a Parigi.
Un fatto curioso è che la maggior parte degli oggetti sopravvissuti proviene proprio da collezioni di storia naturale e non da collezioni storiche o etnografiche. E questo soprattutto perché i naturalisti del Settecento e dell'Ottocento - che con le loro raccolte crearono i primi "gabinetti di scienze naturali" - da cui nacquero poi molti degli odierni musei di storia naturale - collezionavano insieme alle conchiglie anche i loro prodotti, com'era uso a quei tempi. Probabilmente, come attestano numerosi documenti, altri oggetti in bisso marino giacciono ancora dimenticati nelle collezioni di qualche museo, così come nelle collezioni ecclesiastiche e nei beni di alcune famiglie. E sul tema è tuttora in corso una ricerca del Museo di Basilea, ad opera della signora Felicitas Mäder, che mira a ricostruire la storia del bisso e ad inventariare gli oggetti ancora presenti.

Se molti oggetti sono andati perduti, fortunatamente le conoscenze sulla lavorazione del bisso non sono ancora del tutto scomparse, soprattutto a Sant'Antioco in Sardegna e a Taranto in Puglia, dove l'interesse per questa tradizione artigianale e patrimonio culturale dell'Italia del Sud è andato anzi crescendo negli ultimi anni. Tuttavia, se da un lato è importante conservare il sapere di questa tradizione tessile per trasmetterlo alle future generazioni, dall'altro è imperativo proteggere la nacchera e il suo ambiente di vita - le praterie di posidonia, una pianta acquatica simile alle alghe che forma estesi tappeti sottomarini - visto l'attuale forte declino della specie in molte aree del Mediterraneo, dove oggi è una specie protetta.

La mostra, ideata dal Naturhistorisches Museum e del Museum der Kulturen di Basilea, è stata adattata dal Museo cantonale di storia naturale in collaborazione con l'Archivio storico della città di Lugano. A cavallo fra scienze naturali, cultura etnografica e storia, l'esposizione svela dunque l'origine di questo prezioso "tessuto d'oro", presentando l'ambiente di vita della nacchera e la storia della produzione del bisso marino. Essa costituisce un'occasione unica per poter ammirare una ventina di splendidi indumenti e manufatti in bisso marino - di cui se ne contano oggi meno di un centinaio sparsi nelle collezioni di tutto il mondo - provenienti da undici diverse istituzioni europee (Basilea, Neuchâtel, Berlino, Rostock, Strasburgo, Saint-Denis, Lione, Firenze, Padova, Sant'Antioco) e americane (Chicago).

La mostra è accompagnata dal catalogo bilingue di 127 pagine "Bisso marino - Fili d'oro dal fondo del mare / Muschelseide - Goldene Fäden vom Meeresgrund", edito da 5 Continents Editions, Milano (ISBN 88-7439-114-5).

Filippo Rampazzi
Direttore del Museo cantonale di storia naturale

Oggetti in bisso marino presenti nella mostra

1 - Berretto a punta lavorato a maglia.
Field Museum of Natural History, Chicago USA.

2 - Manicotto lavorato a pelliccia.
Field Museum of Natural History, Chicago USA,

3 - Cappuccio lavorato a maglia del XIV secolo.
Musée d'art et d'histoire, Unité d'Archéologie, St.Denis, île de-France, Francia.

4 - Guanto da donna destro, fino al gomito, senza dita lavorato a maglia.
Musée Zoologique, Université Louis Pasteur, Strasbourg Francia.

5 - Pinna con ciuffo.
Musée Zoologique, Université Louis Pasteur, Strasbourg Francia.

6 - Scialle lavorato a maglia.
Museum d'Histoire Naturelle de Lyon Francia.

7 - Guanti (2) con dita lavorati a maglia.
Museum für Naturkunde, Humboldt-Universität Berlin Germania.

8 - Guanto da donna destro, fino al gomito, con dita lavorato a maglia.
Zoologische Sammlung, Universität Rostock Germania.

9 - Colletto e polsini lavorati a pelliccia.
Istituto Sperimentale per la Zoologia Agraria, Padova Italia.

10 - Spillone con ciuffo di bisso.
Istituto Sperimentale per la Zoologia Agraria, Padova Italia

11 - Guanto corto con dita lavorato a maglia.
Museo Zoologico "La Specola", Firenze Italia.

12 - Guanto corto senza dita lavorato a maglia.
Museo Zoologico "La Specola", Firenze Italia.

13 - Cravatta lavorata a maglia.
Museo Zoologico "La Specola", Firenze Italia.

14 - Cravatta lavorata a maglia.
Museo Zoologico "La Specola", Firenze Italia.

15 - Cravatta lavorata a maglia.
Museo etnografico, S.Antioco, Sardegna Italia.

16 - Giubbetto in lana ricamato in bisso.
Museo etnografico, S.Antioco, Sardegna Italia.

17 - Stoffa decorativa (lino misto bisso)
Museum der Kulturen, Basel Svizzera.

18 - Guanto da donna, fino al gomito, senza dita con pollice lavorato a maglia.
Museum d'histoire naturelle, Neuchâtel Svizzera.

19 - Frammento di maglia.
Museum d'histoire naturelle, Neuchâtel Svizzera.




























Tela o panno, finissimo, preziosissimo, molle, delicato, che usavano gli antichi. È opinione che desso propriamente fosse un lino sottilissimo dell’India, dell’Egitto e delle vicinanze di Elide cui erano fatte le vesti più nobili, più stimate. Siccome poi tali vesti erano spesso colorate di porpora, il più pregiato di tutti i colori, ne avvenne che alcuni dissero bisso lo stesso colore di porpora. Vestirono di bisso i sacerdoti ebrei ed egizi. Alcuni interpreti voltano il greco ßùσσος, che si legge tanto nel nuovo quanto nel vecchio Testamento, per tela bella. Ma altre versioni spiegano la parola per seta. Tuttavia, giusta ciò che si ricava da molti antichi scrittori, e specialmente da Giulio Polluce, il bisso deve aver differito dalla nostra seta. Simon , che spiega la parola per tela bella, aggiunge una nota per ispiegarla, dicendo che v’era una specie di tela molto cara, che solo i gran signori portavano in Egitto, il che concorda perfettamente con ciò che dice Esichio e colle osservazioni di Bochart, che il bisso era una bella specie di tela tinta frequentemente di color porporino. Alcuni autori vogliono che il bisso sia lo stesso che il nostro cotone; altri lo prendono per linum asbestinum; altri finalmente credono che sia stato la ciocca di pelo di seta che si trova aderente alla pinna marina.[ ] Nella gran pinna del Mediterraneo questa sostanza è assai bene e grandemente sviluppata. In Italia questo bisso viene adoperato in più sorta di lavori, e pochi sono i musei che non abbiano un guanto od altro tessuto di questa sostanza” .

Il più antico manufatto realizzato in bisso marino, di cui noi abbiamo notizia, risale al IV secolo . Portato alla luce nel lontano 1912 presso una tomba femminile ad Aquincum, l’odierna Budapest, non è purtroppo giunto fino a noi ma andò distrutto durante un bombardamento nella seconda guerra mondiale. Il suo ritrovamento assume comunque una notevole importanza poiché fornisce prove certe della lavorazione del bisso marino sin dall’antichità

























Saint Denise. Muséè d'art et histoire, No. 11.218.163

Beretto in bosso marino, fatto a mano. XIV secolo










Rinvenuto nel 1978 durante una campagna di scavi archeologici presso la Basilica di Saint Denis a nord di Parigi, il più antico manufatto realizzato in bisso marino è oggi una cuffietta finemente lavorata a maglia. In base a una datazione stratigrafica è da ascriversi al XIV sec.

Gran parte dei manufatti in bisso marino documentati, sono oggi conservati presso le collezioni di storia e scienze naturali e gran parte di essi sono ascrivibili ad un arco di tempo che va dal XVIII secolo fino alla metà del XX secolo. Tali oggetti trovano degna collocazione nei seguenti musei e collezioni : Museum der Kulturen, CH- Basel; Musèe d’Histoire Naturelle, CH- Neuchâtel; Naturhistorisches Museum der Burgergemeinde, CH- Bern; Zoologische Sammlung der Universität, D-Rostock; Museum für Naturkunde, D-Berlin

Gli studi finalizzati alla realizzazione di una scheda di riconoscimento del tessuto suffragati da metodologie di indagine morfologica e strutturale, sottolineano che le prime indicazioni utili per riconoscere un manufatto in bisso marino sono individuabili dal suo colore, dal tatto e dalla tecnica di lavorazione variabile a seconda della materia prima utilizzata o del prodotto finito che si voleva ottenere. In alcuni manufatti il bisso marino assume una colorazione bruno dorato, alla quale la luce solare conferisce uno splendore quasi serico donando al tessuto dei riflessi dai toni differenti che variano da tonalità color rame a un biondo aureo Le fonti bibliografiche attestano come talvolta il bisso marino venisse filato insieme ad altri materiali quali cotone, lino o seta. Tale consuetudine era dettata non solo da ragioni economiche ma anche da ragioni di ordine pratico, al fine dunque di conferire maggiore corposità e resistenza al manufatto, che però veniva decurtato della lucentezza, caratteristica intrinseca dei capi in bisso marino. Definito dai più, quasi di una leggerezza impalpabile, il bisso marino, accuratamente pulito e lavorato assume una consistenza serica. Non potendo basare il riconoscimento di manufatti in bisso marino esclusivamente su riconoscimento visivo, grazie all’ausilio delle nuove tecnologie oggi è possibile condurre delle indagini puntuali e non invasive in merito alla natura dei materiali con l’impiego di un microscopio elettronico a scansione



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